Ho iniziato molto piccola a 8, 9 anni. Ho provato un po’ tutti gli sport, dal calcio allo sci…al tennis! Il tennis non è stato la mia prima scelta, perché io avrei tanto voluto giocare a calcio. Però, nel paesino di Sondrio in cui ho vissuto, non c’erano scuole di calcio femminile e quindi il tennis è stata una sorta di seconda scelta. Però, mi è piaciuto fin da subito. Infatti, al primo torneo di campionato italiano a cui ho partecipato, ho ottenuto il secondo posto. E insomma come prima volta non è stato affatto male. Con questo risultato incoraggiante, ho preso il via!
Sia in veste di mental coach che di atleta, il tennis significa per me rendere le persone comuni, consapevoli di essere straordinarie.
Questo è il mio motto da qualche anno. Il mio coach ha tirato fuori i miei talenti e i miei punti deboli. Abbiamo lavorato soprattutto sulle potenzialità e questo mi ha reso l’atleta e la persona che sono oggi.
Fino a 14 anni ho vissuto a Sondrio che, essendo lontana dalle grandi città, era anche molto scomoda per giocare i tornei. Quindi mi sono spostata in provincia di Brescia per due anni.
Qui la priorità era: allenarsi, allenarsi, allenarsi. Guardavano la quantità ma non la qualità. Io ero trattata come un numero di una grande macchina. E dopo questa esperienza ho letto per caso un libro: L’atleta Zen. Ho contattato l’autrice che è attualmente il mio coach, e da lì ho iniziato ad allenarmi all’Accademia di tennis olistico. Ho conosciuto miliardi di cose di cui non sapevo l’esistenza: dalla visualizzazione alla meditazione, al goal setting. E poi ancora problem solving, autoanalisi. Ho cominciato a scoprire tutte queste carte e portarle nel mio tennis e anche nella mia vita.
Oggi cuore e mente li metterei al 99%. Però non è sempre stato così per me. Le proporzioni qualche tempo fa erano invertite: il corpo era al 90%, mentre cuore e mente al 10 %.
Diciamo che li alleno in modo diverso. Oggi mente e cuore li alleno di più del corpo. Questo è un tipo di allenamento che mi dà più consapevolezza.
Professionale, attiva, spontanea.
Penso che nella società di oggi sia difficile non avere aspettative. E la generazione d’oggi vuole tutto e subito. Quindi quello che consiglierei è di vivere il momento per quello che è, senza aspettative. Stare, per quanto possibile, solo nel presente. E seguire i propri sogni, perché se si seguono i propri sogni, questi prima o poi si realizzano.
Si! E per questo mi ritengo molto fortunata.
Metterei al primo posto la professionalità. Poi il problem solving, cioè la capacità di risolvere i problemi in fretta. Nell tennis è importantissimo. Ma anche il dialogo interiore e l’autoanalisi. E infine, il goal setting, cioè saper pianificare per obiettivi.
Lo sport mi ha insegnato tantissimo e mi insegna tuttora tanto. La cosa più importante che mi ha insegnato è stato conoscere me stessa ed esternare quello che sono: concentrarmi, essere esigente, guadagnarmi le cose con fatica e dedizione. Mi ha insegnato ad avere degli obiettivi chiari. Realistici e sfidanti. Mettere a fuoco e avere concretezza.
Per due anni ho fatto solo professionismo, quindi giocavo a tennis e basta. In quegli anni ho ottenuto buoni risultati. Sono arrivata 600° al mondo. C’è stata una partita in cui ho incontrato una ragazza russa della mia stessa categoria. Ma avevo perso il primo SET 6 0. Mi dicevo, ma com’è possibile? Potevo capirlo se lei fosse stata in una categoria superiore alla mia, ma non era questo il caso e io non stavo giocando affatto male. Finito il primo set, andai in bagno e mi accorsi che la mia avversaria aveva lasciato una borsa con dentro del testosterone. Non potevo credere ai miei occhi. Ho avuto shock, sono entrata in campo in lacrime e ho perso. Non c’ero più con la testa ormai. E da lì ho smesso di fare quel tipo di carriera.
Non ho giocato a tennis per tre mesi. Non ho toccato più racchetta. Ho lasciato Milano e sono tornata a Sondrio. Mi faceva male pensare al sacrificio di allenarsi tutti i giorni per arrivare ad un certo livello e vedere vanificare tutto questo. Da cosa poi?!
Quell’evento mi ha talmente sconvolto da perdere pian piano il mio Ranking Mondiale. Oggi sono Coach, Mental Coach e professionista in Italia e nella categoria Over 30.
Sostenibilità la collegherei al fatto che faccio una dieta vegana, amo la montagna e il vivere sano in relazione con la natura. La montagna è infatti la mia seconda passione.
Resilienza, direi che nel tennis è fondamentale. Il tennista tendenzialmente ha sempre a che fare con la sconfitta. E quindi con nuovi obiettivi e nuovi punti di partenza.
Il coraggio lo legherei alla paura. Per me nel tennis sono due parti della stessa medaglia. Il coraggio ha senso se c’è dietro la paura. E a tennis ce n’è prima di affrontare una partita, ce n’è prima di un torneo, ce n’è prima dei mondiali.
Sto vivendo la partecipazione ai mondiali come un sogno. Ogni volta che ne parlo mi emoziono. Provo a vivermela al 100% fino al giorno in cui cominciamo. Mi sto preparando tanto dal punto di vista mentale perché è la cosa che posso fare di più. Sto mangiando bene. E poi chiaramente mi sto allenando e anche dal punto di vista fisico.
Al momento ho in testa solo i mondiali di tennis. Diciamo che la mia priorità è rimanere in forma per questo grande evento e prepararmi, prepararmi al meglio. Iniziano il 25 marzo e si terranno in Turchia.
Energia è la chiave della mia vita perché sono una persona particolarmente attiva e molto energica. Riesco a fare tantissime cose senza sentire fatica. Anzi direi che ho proprio bisogno di fare 1000 cose, anche perché mi diverto. È un po’ come se fosse il mio potere.
Ma il tennis olistico è stata per me l’energia nuova. L’incontro con il tennis olistico ha salvato me come persona, ma ha salvato anche il mio tennis. Perché questa filosofia abbraccia l’individuo, la qualità, la presenza, il qui e ora, l’ecologia intesa proprio come risparmio energetico dell’energia personale. Ed è un vero e proprio metodo che ti permette di evolvere come persona prima e come atleta poi. Non solo il gesto tecnico del corpo, ma soprattutto mente e cuore!